venerdì 23 settembre 2011

Il vero problema del Napoli è stato davvero il turnover?

Diciamolo da subito senza mezzi termini. Mazzarri ci ha convinto in conferenza stampa, dopo tante critiche ecco spiegato il turn-over:“Quando decido la formazione pondero tutte le variabili, tenendo conto di una serie di cose. Da settimane siamo sempre in ritiro. Dovevo pensare anche alla gara con la Fiorentina, se si facevano male in cinque come l'affrontavo? E' chiaro che la gara con il Chievo era l'unica dove poter fare certe scelte. Io non lascio nulla al caso, ma il calcio non è una scienza esatta e una deviazione sbagliata può farti perdere anche la partita".

Questione di gare ogni tre giorni, di una Champions da affrontare contro squadre di altissimo livello che ha messo sotto pressione la società azzurra in sede di mercato: tanti gli acquisti fatti, tutti - c’è da scommetterci – saranno funzionali a una stagione che vedrà il Napoli scendere in campo per almeno 47 gare ufficiali ma – si spera – possa vedere gli azzurri impegnati in ben oltre 50 gare. Si può continuare a discutere di un avvicendamento forse troppo massiccio rispetto alla sfida col Milan, ma ora sulla strada della squadra di Mazzarri ci sono Fiorentina, Villarreal e Inter e di una cosa siamo certi: il turn-over era necessario, pensando anche al fatto che diversi calciatori con la pausa delle Nazionali faranno tutto tranne che riposarsi.

Tornando quindi, per l’ultima volta, sulla gara contro il Chievo Verona proviamo a guardare la partita da un’angolatura diversa, cercando forse di inquadrare quello che al momento sembra il vero grande problema della squadra azzurra: l’incapacità di impostare il gioco, i meccanismi non perfettamente rodati quando gli avversari giocano con le difese avversarie perfettamente schierate. Il Napoli non è certamente l’unica squadra con queste difficoltà – la Roma di Luis Enrique l’esempio più eclatante – ma questo non può certo essere un’attenuante. Anche dinanzi a un giusto disimpegno da parte di Fideleff in occasione del gol di Moscardelli, è chiaro che la partita era indirizzata sul pareggio. Il Chievo Verona non erano Milan o Manchester United e Di Carlo non aveva alcuna intenzione – come invece fatto da Allegri o Mancini – di esporre la sua squadra al letali contropiedi azzurri.

I singoli, è inutile girarci intorno, fanno certamente la differenza più di moduli e schieramenti vari. Eppure i problemi offensivi quando ci sono da affrontare le cosiddette “piccole” esistono e anche col Chievo sono stati nuovamente palesati…

Raimondo De Magistris, Tuttonapoli

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